9 ANNI E SEI GIA' SPOSA
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · Lunedì 03 Feb 2025 · 3:00
Tags: BLOG, DI, GIANFRANCO, IOVINO
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Credo sia stata data poca rilevanza ad una notizia che sa di aberrante, anche se riguarda un posto nel mondo a noi troppo lontano, (sia geograficamente che a livello di interesse) dove troppi, danno per scontato che da “quelle parti” sia tutto maledettamente normale, perché è così da sempre!
E INVECE NO!
Dovremmo muovere gli animi e dare forza e spinta alle campagne di sensibilizzazione umanitarie che permettano di raggiungere le prime pagine dei quotidiani per dare evidenza di quanta disumanità esista al mondo.
Sto parlando degli emendamenti approvati dal parlamento di Bagdad, che conferiscono alle corti islamiche maggiore autorità sulle questioni familiari, tra cui matrimonio, divorzio ed eredità, che tradotto vuole dire che: in base alla setta religiosa cui appartengono le famiglie, l’età minima per il matrimonio varia; per i musulmani sciiti è di appena NOVE ANNI, mentre per i sunniti è di 15 anni, e quanto riportato, secondo gli esperti, non fa altro che rafforzare norme culturali che vedono le bambine come proprietà delle famiglie e non come individui autonomi con diritti propri.
C’è da dire che gli emendamenti hanno scatenato dure opposizioni da parte di attivisti per i diritti delle donne e dei bambini, che ravvisano in questa crudeltà una vera e propria legalizzazione “allo stupro infantile”, ma ancora nessuna concreta risposta è arrivata, tanto meno un “tornare indietro”.
Da quelle parti (cioè in Iraq) il fenomeno del matrimonio precoce è preoccupante: parliamo del 28% delle ragazze che si sposa prima dei 18 anni per unioni che, spesso, vengono scelti come via d’uscita dalla povertà, destinando giovani donne ad una vita fatta di esclusione sociale, limitate possibilità economiche e, soprattutto, abusi psicologici e fisici.
Preciso questo dato, che dovrebbe ulteriormente farci riflettere: “Gli emendamenti, sostenuti con forza dai legislatori sciiti conservatori, sono stati approvati perché è forte il concetto che bisognava attuarli per allineare la Legge ai principi islamici, riducendo il più possibile l’influenza occidentale sulla cultura irachena, ritenuta troppo liberista.
Intisar al-Mayali, attivista per i diritti umani e membro della Iraqi Women’s League, ha affermato che l’approvazione di questi emendamenti: “Avrà effetti disastrosi sui diritti delle donne e delle ragazze, attraverso il matrimonio delle bambine in tenera età, che viola il loro diritto alla vita come bambine e interromperà i meccanismi di protezione per il divorzio, l’affidamento e l’eredita per le donne”.
Indubbiamente ha dello sconcertante quello che accade in posto lontano da noi, MA… sa di criminale il non parlarne… il non interessarsene… e il non trovare spazio opportuno su giornali e TV per muovere le coscienze di tutti e provare a cambiare quel preconcetto, di troppi di noi, che pensiamo che: “da quelle parti è normale che accada così”.
Se qualcuno non ci ha riflettuto su, qui parliamo di bambine che dovrebbero giocare con le bambole e crescere con i sogni, e non “usate” per un obbligo sancito da una Legge, che li reputa buone solo “a fare e crescere figli”.
E INVECE NO!
Dovremmo muovere gli animi e dare forza e spinta alle campagne di sensibilizzazione umanitarie che permettano di raggiungere le prime pagine dei quotidiani per dare evidenza di quanta disumanità esista al mondo.
Sto parlando degli emendamenti approvati dal parlamento di Bagdad, che conferiscono alle corti islamiche maggiore autorità sulle questioni familiari, tra cui matrimonio, divorzio ed eredità, che tradotto vuole dire che: in base alla setta religiosa cui appartengono le famiglie, l’età minima per il matrimonio varia; per i musulmani sciiti è di appena NOVE ANNI, mentre per i sunniti è di 15 anni, e quanto riportato, secondo gli esperti, non fa altro che rafforzare norme culturali che vedono le bambine come proprietà delle famiglie e non come individui autonomi con diritti propri.
C’è da dire che gli emendamenti hanno scatenato dure opposizioni da parte di attivisti per i diritti delle donne e dei bambini, che ravvisano in questa crudeltà una vera e propria legalizzazione “allo stupro infantile”, ma ancora nessuna concreta risposta è arrivata, tanto meno un “tornare indietro”.
Da quelle parti (cioè in Iraq) il fenomeno del matrimonio precoce è preoccupante: parliamo del 28% delle ragazze che si sposa prima dei 18 anni per unioni che, spesso, vengono scelti come via d’uscita dalla povertà, destinando giovani donne ad una vita fatta di esclusione sociale, limitate possibilità economiche e, soprattutto, abusi psicologici e fisici.
Preciso questo dato, che dovrebbe ulteriormente farci riflettere: “Gli emendamenti, sostenuti con forza dai legislatori sciiti conservatori, sono stati approvati perché è forte il concetto che bisognava attuarli per allineare la Legge ai principi islamici, riducendo il più possibile l’influenza occidentale sulla cultura irachena, ritenuta troppo liberista.
Intisar al-Mayali, attivista per i diritti umani e membro della Iraqi Women’s League, ha affermato che l’approvazione di questi emendamenti: “Avrà effetti disastrosi sui diritti delle donne e delle ragazze, attraverso il matrimonio delle bambine in tenera età, che viola il loro diritto alla vita come bambine e interromperà i meccanismi di protezione per il divorzio, l’affidamento e l’eredita per le donne”.
Indubbiamente ha dello sconcertante quello che accade in posto lontano da noi, MA… sa di criminale il non parlarne… il non interessarsene… e il non trovare spazio opportuno su giornali e TV per muovere le coscienze di tutti e provare a cambiare quel preconcetto, di troppi di noi, che pensiamo che: “da quelle parti è normale che accada così”.
Se qualcuno non ci ha riflettuto su, qui parliamo di bambine che dovrebbero giocare con le bambole e crescere con i sogni, e non “usate” per un obbligo sancito da una Legge, che li reputa buone solo “a fare e crescere figli”.
“Ho alzato la voce, non in modo da poter urlare,
ma in modo da poter far sentire quelli senza voce…
Non possiamo avere successo quando metà di noi rimane indietro o in silenzio”
ma in modo da poter far sentire quelli senza voce…
Non possiamo avere successo quando metà di noi rimane indietro o in silenzio”
Malala Yousafzai – Nobel 2014 Messaggera di pace dell’ONU