UNA GIUSTA GIUSTIZIA
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · Giovedì 28 Nov 2024 · 2:45
Tags: BLOG, DI, GIANFRACO, IOVINO
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A me non piace approfondire tematiche legate al giornalismo di cronaca per due motivi: il mio è uno spazioBLOG da “pensieri liberi e leggeri” e, soprattutto, non amo cavalcare l’onda delle notizie che hanno un forte impatto sull’opinione pubblica, ma quello che ho ascoltato al TG ieri mi ha molto infastidito, oltre che farmi arrabbiare, perché entriamo nei campi minati della “giustizia” e del “rispetto al dolore”, quello della signora Imma Izzo (in questo caso), madre di Noemi Durini, la 16enne barbaramente uccisa dal fidanzato il 3 settembre del 2017 a Specchia (LE).
Solo per diritto di cronaca citerò qualche dettaglio per rievocare l’assassinio della giovane ragazza, uccisa a colpi di coltello e sassi, sepolta poi sotto alcuni massi ancora viva e ritrovata dieci giorni dopo nelle campagne di Castrignano del Capo, che sancirono nei confronti del suo fidanzato, all’epoca ancora minorenne, una condanna a 18 anni e sei mesi di reclusione, per un assassinio volontario, premeditato e pluriaggravato, con successiva sentenza di conferma in appello nel giugno 2019.
Dov’è l’indignazione e la rabbia di questa storia?
Nei permessi premio usufruiti dall’omicida dal 2023 che, si scoprirà essere stato visto allo stadio a tifare per la sua squadra del cuore, oltre che incontrarsi fuori dalla galera con una sua nuova fiamma conosciuta sul luogo del lavoro, potersi recare alle urne per votare alle Politiche del 2022 e, alla fine dei suoi permessi premio, essere fermato alla guida di una vettura in stato di ubriachezza, dopo che non si era fermato all’ALT di un posto di blocco e da lì trasferito al carcere di Bollate in Lombardia.
Ecco… questo fa sdegnare, esasperare e incazzare!
Com’è possibile che uno stato di diritto come il nostro permette di riconoscere dei permessi premio, da buona condotta per intenderci, ad un assassino?
Alle fine davvero si corre il rischio concreto che ci riempiamo solo la bocca di belle parole e inni contro la violenza sulle donne, ma poi perdiamo ogni occasione per dimostrarci attenti e severi giudici, determinati a non perdonare o dimenticare con facilità, punendo i reati con intransigenza affinché diventino giuste condanne e moniti per chi vorrebbe emularli, senza permettere di usufruire di “uscite premio da buona condotta”, facendo morire ogni volta di più la povera Noemi del caso… perché il vero ergastolo, che andrebbe inflitto e confermato a VITA verso questi assassini, lo subiscono i familiari delle vittime che, oltre ad aver perso una figlia, smarriscono completamente anche la fiducia nelle istituzioni e il senso di giustizia ed equità che dovrebbe riconoscersi in un uomo di legge, che infligge pene esemplari, invece di concedere permessi premio, dimezzando gli anni di pena e aprendo i cancelli all’ingiustizia!
Solo per diritto di cronaca citerò qualche dettaglio per rievocare l’assassinio della giovane ragazza, uccisa a colpi di coltello e sassi, sepolta poi sotto alcuni massi ancora viva e ritrovata dieci giorni dopo nelle campagne di Castrignano del Capo, che sancirono nei confronti del suo fidanzato, all’epoca ancora minorenne, una condanna a 18 anni e sei mesi di reclusione, per un assassinio volontario, premeditato e pluriaggravato, con successiva sentenza di conferma in appello nel giugno 2019.
Dov’è l’indignazione e la rabbia di questa storia?
Nei permessi premio usufruiti dall’omicida dal 2023 che, si scoprirà essere stato visto allo stadio a tifare per la sua squadra del cuore, oltre che incontrarsi fuori dalla galera con una sua nuova fiamma conosciuta sul luogo del lavoro, potersi recare alle urne per votare alle Politiche del 2022 e, alla fine dei suoi permessi premio, essere fermato alla guida di una vettura in stato di ubriachezza, dopo che non si era fermato all’ALT di un posto di blocco e da lì trasferito al carcere di Bollate in Lombardia.
Ecco… questo fa sdegnare, esasperare e incazzare!
Com’è possibile che uno stato di diritto come il nostro permette di riconoscere dei permessi premio, da buona condotta per intenderci, ad un assassino?
Alle fine davvero si corre il rischio concreto che ci riempiamo solo la bocca di belle parole e inni contro la violenza sulle donne, ma poi perdiamo ogni occasione per dimostrarci attenti e severi giudici, determinati a non perdonare o dimenticare con facilità, punendo i reati con intransigenza affinché diventino giuste condanne e moniti per chi vorrebbe emularli, senza permettere di usufruire di “uscite premio da buona condotta”, facendo morire ogni volta di più la povera Noemi del caso… perché il vero ergastolo, che andrebbe inflitto e confermato a VITA verso questi assassini, lo subiscono i familiari delle vittime che, oltre ad aver perso una figlia, smarriscono completamente anche la fiducia nelle istituzioni e il senso di giustizia ed equità che dovrebbe riconoscersi in un uomo di legge, che infligge pene esemplari, invece di concedere permessi premio, dimezzando gli anni di pena e aprendo i cancelli all’ingiustizia!
“È facile essere buoni… Difficile è essere giusti!” – Victor Hugo, poeta e politico francese-