SENZA CORAGGIO (testo teatrale breve)Oggi non esco; meglio che me ne resto chiuso in casa perché… perché… ho un gran mal di testa che mi sta facendo disperare. É già da un po’ di giorni che mi sento come se la testa mi venisse stretta da una morsa che non dà tregua e mi obbliga a stare steso sul letto, piuttosto che uscire per strada e sembrare un mezzo rimbambito che non segue le lezioni a scuola perdendosi con lo sguardo oltre la finestra, solo per cercare una via di fuga che mi allontani per un po’ da questo silenzioso rumore che batte forte tra tempia e pensieri. No, no… Ho deciso: meglio che me ne resti qui, al sicuro dentro la mia stanza visto che sta iniziando anche a piovere e fa un gran freddo stamattina, e non vorrei prendermi un malanno proprio a pochi giorni da Natale, nel periodo più bello dell’anno dove ci si scambia auguri e regali con tutti gli amici e i parenti, e io che figura ci farei se proprio per un’occasione tanto attesa non mi faccio vivo, perché a letto con la febbre? Non scherziamo! È deciso: si resta qui nella mia stanza, tanto nessuno si accorgerà della mia assenza; il mondo saprà andare avanti comunque e anche senza di me.… … … … …«No, mamma… Stamattina resto a letto, non vado a scuola… Perché… perché… mancano dei professori e preferisco studiare qui, invece che perdere tempo tra i banchi a non far niente. Devo recuperare un’insufficienza e prepararmi per un compito in classe. Rimanere a casa mi farà concentrare meglio e di più.»Speriamo che le basti come risposta per lasciarmi in pace questa mattina, che non voglio discutere con nessuno, tanto meno dovermi usare contro violenza per obbligarmi ad uscire dalla mia stanza e fronteggiare un nuovo inutile giorno per me.«Sì, mamma… Va bene. A dopo. Vai tranquilla a lavoro. Io resto qui a studiare e ti aspetto che torni all’una per mangiare insieme.»Sto troppo bene sotto alle coperte, al sicuro e al riparo da tutto e tutti, con la mia buona musica a farmi compagnia, un libro da finire e, se proprio dovessi annoiarmi, c’è sempre la Play per vincere la monotonia tra corse a folle velocità e quattro calci ad un pallone. Ma cosa potrei desiderare di più in una giornata fredda, piovosa e uguale a quella di ieri, e ieri l’altro, con niente da offrirmi che meriti di essere vissuto?Oh, mio Dio! Ma cosa avete oggi tutti contro di me? È una congiura questa qui. Perché non mi lasciate stare in pace?«Pronto. Sì, ciao… Cosa c’è?»(voce fuori campo) “Non sei fuori al cancello della scuola. Problemi?”«Ma no. Tutto normale. Oggi non vengo, resto a casa.»“Anche oggi non vieni a scuola?”«Sì, anche oggi. Mi fa male la testa. Se sto meglio ci vediamo domani. Ciao!» Senza coraggio di Gianfranco IovinoMamma, che stress! Tutti a preoccuparsi di me, ma chi vi chiede niente? Di cosa vi impicciate? E cosa credete di potermi dare come aiuto?Niente! Nessuno può aiutarmi, incluso Carlo, che mi chiama al cellulare perché si preoccupa della mia assenza fuori dal cancello della scuola. Mi è amico fin dalle elementari e mi vuole bene, come gliene voglio io, nonostante l’aria da depresso cronico che si porta addosso, con un corpo che non ha bisogno di fare radiografie per quanto è gracile da “tutt’ossa”, che unita a un’espressione costantemente triste disegnata sulla faccia, lo assomigliano a un adolescente ergastolano a vita.Si preoccupa per me e mi fa piacere, ma a volte esagera con le sue attenzioni morbose e ossessive, soprattutto quando cerca di rincuorarmi dopo che mi sono imbattuto in qualche aguzzino di turno, e la sua orda di cagnolini pederasti al seguito, che non trova di meglio dall’offendermi e umiliarmi davanti a tutti senza ritegno, da farmi vergognare di essere nato e ritrovarmi a sedici anni che non so come difendermi o ribellarmi alle continue ignobili cattiverie che si scatenano su me, per il solo gusto sadico, perverso e cattivo di volermi fare del male, a me che sono il passatempo preferito con cui spassarsela, tanto… sono solo scherzi tra ragazzi a cui nessuno fa caso, consumati tra i corridoi di una scuola distratta e diseducativa a non considerare che in quei giochi violenti si sta consumando il più crudele dei reati: il disprezzo verso sé stessi nel riconoscersi uno sfigato depresso, ammalato di tristezza, con un buco nero nel cuore.E allora, tanto vale mentire a tutti su immaginari malanni da inventarsi per restarsene bloccati in una stanza al sicuro, nascosto come un prigioniero volontario, codardo e incapace di insorgere e difendermi. Solo chi lo vive da vittima e lo subisce da seviziato può comprendere fino in fondo quanto faccia male il bullismo, che si fa forte dell’indifferenza altrui e miete vittime senza ritegno tra giovani di ogni età, che a testa bassa patiscono e si annullano nella loro stessa incapacità di reagire, vergognandosi di loro stessi, lasciando che nell’anima si insinui una tristezza così buia e spessa da scolorire i pensieri, defraudandoti di qualsiasi gioia, emozione, sorrisi… e voglia di vivere!Sono un debole, lo ammetto, ma nessuno mi ha mai insegnato come difendermi o sopravvivere all’idea, che si fa sempre più forte in me, di porre fine a questa scialba esistenza mia con un atto estremo e finale, che non ho già messo in atto solo per vigliaccheria e mancanza di coraggio… quello che manca per farla finita per sempre.Vado a scuola, o per meglio dire, ci andavo fino alla settimana scorsa, perché da lunedì ho deciso di abbandonarla per sempre. A me piace studiare, mi affascina conoscere cose nuove, ma sono stanco di essere mortificato da tutti quei bastardi che si accaniscono su me per braccarmi, inseguirmi e massacrarmi nell’orgoglio, quando mi ritrovo lo zimbello della scuola, mentre faccio incetta di insulti, botte e sputi, senza considerare il dolore che procura chi in silenzio assiste alla mia disfatta, preferendo restare a guardare senza muovere un dito in mia difesa, perché è consigliabile non impicciarsi dei fatti altrui e di uno sfigato che merita quell’oltraggio se non sa neppure difendersi, meritando di essere umiliato quotidianamente per un inferno senza fine.Giuro che vorrei tanto avere l’intrepido coraggio di compiere fino in fondo il gesto di aprire la finestra e lanciarmi nel vuoto per porre fine alla mia triste storia… ma ammetto il mio limite, mi dispiacerebbe deludere mia madre che si addosserebbe una colpa non sua, chiedendosi dove ha sbagliato a non accorgersi di quanto si sentisse solo il suo unico figlio.Ma adesso basta pensare. Sono così triste stamattina che il dolore alle tempie mi è venuto per davvero. Meglio stendermi sul letto per un po’ e sperare che mi passi, restando ad occhi chiusi per fare buio dentro e tutto attorno a me.… … … … …(entra in scena il padre)«Ciao Alex, come stai?»«Ciao papà. Scusa, mi sono addormentato.»«Non ti preoccupare. Come ti vedo triste figlio mio. Cosa c’è che ti turba così tanto da bloccarti in questa stanza, tra quattro mura come in una galera?»«Il mondo papà! Là fuori, oltre la finestra, tutto è cattivo. È un posto brutto per quelli come me, che non hanno coraggio e forza di reagire alla cattiveria.»«Ma reagire contro chi?»«Quelli che mi insultano e mi avviliscono. Vorrei essere forte abbastanza da prenderli a pugni e cancellargli quel ghigno da ebete che mi mostrano ogni volta che si accaniscono su di me per umiliarmi davanti a tutti.»«Non è con la violenza che puoi risolvere i tuoi problemi. Non porta a nulla di diverso che altra cattiveria. Loro sono molti più di te. Sei solo in questa lotta e perderesti inevitabilmente.»«E cosa possa fare, allora? Devo restare a subire? Tu sai dirmi come si combatte la loro malvagità?»«Con gesti che spiazzano… meravigliano… rendono indifesi.»«Del tipo?»«Che so: un sorriso o un bell’abbraccio.»«Un abbraccio? Loro mi massacrano di botte e insulti ed io dovrei abbracciarli? Ma sei serio, papà?»«Ma sì, Alex. Immagina quale effetto può procurare uno dei gesti più antichi al mondo: un abbraccio inaspettato, in chi si aspetterebbe una tua reazione violenta per potersi accanirsi ancora di più contro te. Disarmali con un abbraccio improvvisato e poi chiedigli perché… perché tutta quella cattiveria su di te, che non gli hai mai fatto nulla di male? Vedrai che quel gesto di aprire le braccia e chiedergli di stringersi a tesarà destabilizzante e lo farà rimanere spiazzato.»«Oddio… Non riesco a immaginarmi davanti a uno di quei maledetti bastardi, che mi aspetta in corridoio per massacrarmi di insulti, per guardarlo negli occhi, aprire le braccia e chiedergli di stringermi.»«Lo vedi? È così imprevedibile il gesto che anche solo a immaginarlo ti stupisce. Tu osa. Sii spettacolare con te stesso e chi resta a guardarti da spettatore inabile. Meravigliali i tuoi aguzzini con un gesto di accoglienza e, alla fine, se ti chiederanno il motivo di quel comportamento digli pure che lo fai perché sei stanco di odiare chi ti fa del male, illuso com’è di credersi migliore di te.»«Ci vuole troppo coraggio papà. Quello che io non ho!»«Che credi di non avere, ma che è dentro te ed è anche molto forte, se ti fa resistere di fronte qualsiasi oltraggio e non ti fa arrendere ancora alla loro superbia.»«Non hai neppure idea di quale e quanta mortificazione subisco ogni volta che sono accerchiato dalla loro cattiveria. Vorrei sparire, morire all’istante pur di non sapermi il loro giocattolo, con tutti intorno a ridere di me.»«Non permettere di continuare ad umiliarti, ma sorprendili. Devi provarci. Convinciti di poterlo fare, perché la vita è un dono che va difesa e protetta da tutto e tutti.»«Quanto vorrei avere il tuo coraggio papà «Tu hai il mio stesso identico coraggio; devi solo farlo venire fuori da dentro te.»«Ci proverò papà, perché vorrei tanto che l’odio si trasformasse in rispetto e un po’ più d’amore verso me, come anche per quanti altri sono ostaggio di inaudite violenze che lasciano graffi sul cuore.»«Ce la farai, ma tu promettimi di provarci con tutto te stesso, e sono sicuro che se ci credi ci riuscirai. Sei forte dentro e non ti sei arreso fino ad oggi, sopportando la malignità di chi non sa quanta ricchezza può trovare in te a sapersi tuo amico.»«Prometto che ci proverò, papà.»«Bravo. Io mi fido di te. Ora vado, tu continua a riposare e da domani torna a scuola, perché non puoi perdere la gioia di viverti addosso gli anni migliori della tua adolescenza, isolato dentro casa.»… … … … …Oh, mio Dio, ma quanto ho dormito? È tardissimo.Devo darmi una mossa per preparare qualcosa da mangiare, che voglio fare una sorpresa a mamma, quando torna nella pausa pranzo, per farle trovare la tavola pronta e un bello spaghetto al pesto, fatto da me, e raccontarle di papà, che è venuto a parlarmi in sogno per incoraggiarmi di tornare a scuola e proseguire gli studi.Sarà sicuramente contenta di sapere che suo marito, venuto a mancare anni fa per un brutto male, riesce ancora a prendersi cura di me… di suo figlio, che gli ha promesso che da domani tornerà a scuola per andare a caccia di chi non merita il mio odio, ma strette di mano e abbracci sinceri, con i quali potersi unire e sorreggersi a vicenda, perché fanno un gran bene al cuore e non fanno sentire più soli!
(Primo Premio al concorso Raccontami una storia 3 / 2025 - Sezione Monologhi)
