Vai ai contenuti
SIAMO TUTTI COLPEVOLI
Gianfranco Iovino
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · Venerdì 02 Dic 2022
Tags: bullismoamandamichelletodd
Questa è una storia vera che non conoscevo, ma quando l’ho finita di leggere mi ha tanto intristito. La sintetizzo e la condivido perché possa servire a riflettere su quanto possa fare male l’indifferenza degli uni unita alla cattiveria degli altri.
 
“Parlo di Amanda Michelle Todd, una sedicenne carina, intelligente e sensibile, anche se a scuola ha pochi amici ed è sempre da sola. Quando poi torna a casa, chiude la porta della sua camera e va alla ricerca di contatti in videochat, con chi le presta attenzioni e la fa sentire interessante. Poi una sera, uno dei suoi amici virtuali le chiede di spogliarsi davanti alla telecamera. “Non ci vede nessuno, dai”, e lei si lascia convincere, perché non sa dire di ‘no’ ed ignora di essere caduta nel ‘capping’ uno dei tanti cybercrimini di oggi.
 
Scattata la foto di lei nuda non ci sono più scelte, se non obbedire alle richieste del suo ricattatore, altrimenti l’immagine sarà pubblicata su internet e da quell’istante Amanda diventa preda di chi la ricatta e le chiede sempre altre foto in atteggiamenti inequivocabilmente erotici.
 
Si arriva al giorno di Natale che la polizia postale suona alla sua porta, segnalando ai genitori che la loro figlia è online su portali erotici con foto intime. Amanda, sola più che mai, cade tra le spire dell’ansia e la depressione, che non la fanno più mangiare e dormire. A peggiorare la situazione sarà un profilo fake su Facebook, con il suo nome e cognome ed una foto dei suoi seni nudi in bella mostra, che qualcuno ha condiviso con dei suoi compagni di scuola, che trovano divertente isolarla e bullizzarla sempre di più.
 
Per fortuna a salvarla ci pensa un suo vecchio compagno di scuola, che si mostra affettuoso e comprensibile, di cui Amanda si innamora. Lui la invita ad uscire, ma all’appuntamento troverà i suoi compagni di classe a farle uno scherzo di pessimo gusto, prendendosi ancora gioco di lei. Quando torna a casa, Amanda decide di avvelenarsi bevendo candeggina; non morirà, ma quell’azione servirà ai suoi aguzzini per guadagnare una nuova leva con cui farle del male, e la taggano sui Social con foto di candeggina ed acidi. Amanda entrerà in un vortice di depressione cronica incurabile; andrà prima da uno psicologo e poi sarà ricoverata in ospedale per abuso di farmaci.
 
Amanda ormai è al limite della sopportazione e prova un estremo ultimo tentativo, chiudendosi nella sua stanza per accendere la telecamera e raccontare la sua storia di bullismo e abuso. La sua è una richiesta di aiuto e dolore, con la quale racconta anche i suoi due tentativi di suicidio, per i quali c’è chi commenta “che avrebbe dovuto sforzarsi di più per riuscire ad uccidersi”.
 
Il 10 ottobre del 2012, cinque settimane dopo la pubblicazione del video su YouTube, Amanda chiude la porta della sua stanza e si impicca, e solo allora il video diventa virale. Gli hacker di Anonymous rintracciano l’uomo che le estorse la foto da cui tutto è iniziato e lo faranno condannare per frode, aggressione sessuale e ricatto.
 
I genitori di Amanda, in un’intervista televisiva ringrazieranno chi si è occupato di far giustizia sulla morte della figlia, ma aggiungeranno sconsolati: “Ma gli aguzzini di nostra figlia sono molti di più”.
 
Fine della storia!
 

Non trovo parole per commentare i fatti accaduti perché il silenzio mi intristisce troppo, ma mi rende anche consapevolmente complice di chi ha ascoltato, visto ed osservato senza opporsi e reagisce, lasciando che delle offese e degli atti di disumano rispetto alla persona siano diventati letali nemici di Amanda, e di quanti quotidianamente cadono nella rete del bullismo, che silenziosamente fa più vittime di qualsiasi guerra!


 
 
 
La vera tragedia non è la violenza e la crudeltà delle persone cattive,
ma il silenzio delle persone buone.
Martin Luther King Jr
 







Torna ai contenuti