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COSA RESTERA' MAI DEGLI ANNI '80?
Gianfranco Iovino
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · Venerdì 11 Ott 2024 ·  4:15
Tags: BLOGDIGIANFRACOIOVINO
Soffermandosi su una Community ho letto questo invito al confronto: “Tornereste a vivere negli anni ’80, quelli senza smartphone, internet, i social e le piattaforme TV?
Bella domanda stimolante, vero?
Io, per non sbagliare, mi sono andato ad informare sulle “mode di quel tempo” e si sono aperti tanti emozionali cassetti di ricordi a leggere che andavano fortissimi i leggings, gli scalda muscoli, i guanti senza dita, i braccialetti di plastica,  le calze a rete e i marsupi, oltre agli jeans a vita alta, le felpe colorate e le camicie a quadri (solo per citarne alcune).
Io appartengo alla “generazione Boomers/X”, che molti credono sia poco più di una ferraglia prossima al macero e tanti altri (fortunatamente) delle sane radici dell’oggi e del domani, e per quel che ricordo, gli anni ‘80 furono periodo di grande transizione, visto che l’Italia veniva fuori dagli anni di piombo e si ritrovava catapultata in quella delle stragi, a rischio di terza guerra mondiale e la comparsa di una sconosciuta malattia che disseminò morti ovunque: l’AIDS.
Ma ci furono anche interferenze di natura musicale a cambiarci i gusti e le idee, con i cantautori che iniziavano a scrivere di denunce e vincevano la ritrosia della censura facendosi strada con etichette estemporanee come “heavy metal” e “new wave”. In quei tempi si affacciarono i primi PC (chi non ricorda lo SPECTRUM della Sinclair e i COMMODORE?) e c’era l’obbligo di investire (o sprecare) un anno della propria vita per il servizio di leva obbligatoria.
Di sicuro siamo sopravvissuti a quella restrittezza di tecnologia e non ci pesa oltremodo il non aver avuto a disposizione Internet o un cellulare per parlare con il mondo senza il bisogno di una cabina e gettoni di rame, perché ci sentivamo liberi di sognare ad occhi aperti, grazie alla fervida fantasia e ciò che ci era messo a disposizione, lasciandoci crescere tra una canzone al juke-box e una vittoria mondiale in Spagna, ma… erano anni diversi da oggi, fatti di libertà e scoperte, dove ci veniva permesso di immaginare futuri migliori e in grado di farsi vivere interamente, che hanno infuso nei giovani di quel tempo tanta energica carica a sfidare i muri da far crollare per muoversi in tutto il mondo senza più confini, a dispetto dell’ultimo decennio, dove abbiamo tutto a portata di mano, (anzi di dita), ma ci stiamo abituando troppo all’isolamento perché si cresce con l’idea che si possa fare a meno di tutti ma MAI dei Social, Internet e una rete wi-fi.
Questo per dire cosa?
Che io saprei vivere anche senza tutto questo eccesso di tecnologia, e di essere felice di sapermi figlio di quegli anni Ottanta nei quali sono maturato con la semplicità di giochi di gruppo ormai in disuso come le biglie colorate, lo scambio di figurine, i giochi da cortile, la Graziella, il walkman e le feste negli appartamenti, che mi hanno aiutato a diventare adulto, ma benedico la tecnologia che si è saputa evolvere e ci ha permesso di arrivare ad oggi e disporre di queste geniali varianti utili a combattere la noia del “non sapere cosa fare” visto che basta un cellulare, un PC acceso o una piattaforma streaming per rilassarci e “passare il tempo” e renderci conto che, oltre lo svago, ci è permesso conoscere, informarci, approfondire e scegliere nella piena libertà di un’epoca che si evolve a folle velocità, consumandosi rapidamente e che, sia chiaro a tutti i ragazzi di oggi: NON TORNERA’ PIU’ INDIETRO e sarà solo nostalgia di un tempo che fu; proprio come accade oggi a noi “figli degli anni ’60-’70-’80”.
Per cui, se è vero che ogni tempo ha un suo tempo, non posso che sentirmi un privilegiato ad essermi saputo adattare ed evolvere all’alta tecnologia, che ci ha regalato tanta utilità e benefici, cosciente però che riuscirei a sopravvivere anche senza, perché l’ho già provato sulla mia pelle da ragazzo, dove sapevo poco del mondo e le risposte erano da cercare nelle enciclopedie cartacee, ma sapevo comunque come passare il tempo e non sentirmi mai troppo solo.

Vi saluto con una canzone che ha rappresentato moltissimo per i giovani di quel tempo perché ci apriva frontiere e fantasie ai favolosi anni Novanta: la canta RAF e inizia così:

Anni come giorni son volati via
Brevi fotogrammi o treni in galleria
è un effetto serra che scioglie la felicità
delle nostre voglie e dei nostri jeans che cosa resterà.






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