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SPERARE di non morire dentro!
Gianfranco Iovino
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · 3 Settembre 2021
Avete fatto caso in questi giorni pasquali quante siano state le volte che abbiamo detto, sentito o letto la parola SPERANZA?
Se ci fosse un calcolatore a classificarne il totale, saremmo su numeri spaventosi perché chiunque ne fa uso, (a volte indiscriminato), sia esso un esponente politico che religioso, di compagnia o famigliare e così via.
E tutti ci leghiamo a questa parola con la certezza che sia davvero un antidoto alla desolazione e una possibilità di riemergere dalle sabbie mobili nelle quali stiamo sprofondando, data l’incertezza diffusa sul futuro… sul domani… sulle aspettative… sulle certezze… sulla stessa SPERANZA!
Ma cosa vuol dire per davvero questa parola? Riporto quanto evidenzia Wikipedia: la SPERANZA è la fiduciosa attesa di un bene che quanto più desiderato, tanto più colora l’aspettativa di timore o paura per la mancata realizzazione.”
A leggerla così, tra “timori” e “paure” sembra quasi essere negativa, anziché ottimista e propositiva (o no?) Dovrebbe infondere fiducia nell’affidarsi o immaginare che qualcosa succeda e migliori le sorti, le circostanze o le situazioni nelle quali ci troviamo spesso a battagliare tra disagi, scontenti e continue e ripetute frustrazioni nell’accettare quello che viviamo, quando invece vorremmo ben altro.
Secondo me, la speranza andrebbe insegnata a scuola, fin da bambini, per far comprendere quanto sia importante alimentarla dentro noi quotidianamente, distribuendola ovunque (tra  pensieri,  gesti,  azioni  i giudizi ed  aspettative e circostanze), affinché nulla sia mai dato per scontato o idealizzato come “già scritto e previsto”… ma da chi?!
C’è chi la chiama sorte, chi provvidenza, chi fato e chi casualità, ma non voglio affrontare questo tema perché sconfineremmo in un altro argomento (destino o fatalità), ed allora mi limito a considerare la SPERANZA come un requisito indispensabile e fondamentale dell’uomo, perché gli permette di desiderare, sognare, ambire e pregare (o contare su se stesso) che il destino sia davvero molto più imprevedibile di noi, mutandoci le sorti della vita con straordinaria intraprendenza e genialità.

Io, da ottimista quale mi sento di essere, sono particolarmente attratto e fedele alla speranza, perché non costa nulla e può cambiare le prospettive ad una vita o anche ad una sola giornata. E sono fermamente convito che, per certi uomini, la speranza sia l’unica virtù e forza interiore che ancora posseggono, in cui possono e devono credono, e non può essergli sottratta perché sarebbe un crimine ai loro sogni, le loro certezze e la volontà di non arrendersi all’evidenza o le circostanze… contando ancora su una buona dose di SPERANZA con cui convincersi che… non ancora tutto è perduto!
Mi piace spesso riportare una citazione che amo tantissimo, di un frate tedesco che a proposito di futuro sosteneva che: “se raccontiamo ad un giovane come sarà la sua vita, lui perderà il gusto di continuare ad
andare avanti… perché gli avremo tolto la possibilità di SPERARE!

Bene siamo alla conclusione, e mi piace farlo provando a riscrivere la definizione che ho riportato all’inizio, dove per me: “la SPERANZA vuole dire aspettare fiduciosi che qualcosa accada e porterà un bene, un vantaggio o un sorriso con cui ambire alla realizzazione di un sogno.. un desiderio… un nuovo diverso DOMANI!


Chi di speranza vive disperato muore?
Chi è senza speranza… è senza sogni nel cuore!






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