TENERAMENTE...TUO
Pubblicato da Gianfranco Iovino in BLOG di Gianfranco Iovino · Mercoledì 20 Nov 2024 · 2:30
Tags: BLOG, DI, GIANFRACO, IOVINO
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Mi è piaciuto molto un incoraggiamento da parte di un’amica lettrice, a trattare un argomento rimarcato anche dal Santo Padre sull’importanza di avere maggiore rispetto e attenzione nei riguardi della TENEREZZA, che va ben oltre ad un freddo sostantivo femminile che ci siamo disabituati a citare e trattare con più rispetto quando parliamo di gentilezza e comprensione, nonostante da solo basterebbe, se messo in pratica da tutti, a fermare guerre, violenze e cattiveria tra gli uomini.
Immaginate a cosa si potrebbe ambire se la TENEREZZA germogliasse prepotente e costantemente in ogni nostro pensiero e azione verso il prossimo, sicuramente otterremmo un rispetto maggiore, perché la tenerezza è un’emozione complessa e profondamente umana, che dà il meglio di sé attraverso la spontaneità di sentimenti teneri, di protezione e amore, sia esso figurato che materiale, da rivolgere ad un’altra persona a cui tentiamo di trasmettere AFFEZIONE.
La tenerezza è un sentimento importante perché è messaggera di un fortissimo impatto emotivo sui suoi beneficiari, e la si può esprimere con parole dolci e indulgenti, ma anche attraverso il silenzio di un gesto, come l’abbraccio, o con il complesso linguaggio del corpo quando basta uno sguardo, un sorriso, una lacrima e una carezza per donare affetto.
Mi rendo conto che per quanto si assiste quotidianamente, è inevitabile chiedersi se ci sia ancora spazio nelle nostre vite per la TENEREZZA, dato che abitiamo un mondo che sta sempre più precipitando nel caos della competizione, l’avversione e la superiorità, dove tutto sembra si riduca puerilmente all’IO e al SOLTANTO IO!
Ma tocca tentarci!
Sapete come definiva Sostoevskyj la tenerezza? “La forza di un amore umile”. Ed è per questo che mi alleo al pensiero suo e di quanti credono che possiamo ancora salvarci dal degrado del rispetto e dell’amore fraterno, provando a educare i giovani, come anche i genitori alla tenerezza, ed evitare che le relazioni umane perdano sempre più di valore, perché a provare tenerezza non è vero che si è più deboli, ma molto più felici dentro e meno solitari fuori.
Chiudo lanciando il mio accorato appello di buona speranza verso terre a noi non troppe lontane, dove l’odio semina morte e distruzione da troppo tempo, perché non c’è spazio per la misericordia e la tenerezza, che proprio nella loro lingua d’origine (l’ebraico) si chiama rachamin, e rimanda a un affetto materno, protettivo e in grado di farci uscire dal guscio della nostra individualità e scoprire l’importanza di essere portatori di tenerezza: una terapia indolore contro l’asperità, l’indifferenza e il disprezzo!
Immaginate a cosa si potrebbe ambire se la TENEREZZA germogliasse prepotente e costantemente in ogni nostro pensiero e azione verso il prossimo, sicuramente otterremmo un rispetto maggiore, perché la tenerezza è un’emozione complessa e profondamente umana, che dà il meglio di sé attraverso la spontaneità di sentimenti teneri, di protezione e amore, sia esso figurato che materiale, da rivolgere ad un’altra persona a cui tentiamo di trasmettere AFFEZIONE.
La tenerezza è un sentimento importante perché è messaggera di un fortissimo impatto emotivo sui suoi beneficiari, e la si può esprimere con parole dolci e indulgenti, ma anche attraverso il silenzio di un gesto, come l’abbraccio, o con il complesso linguaggio del corpo quando basta uno sguardo, un sorriso, una lacrima e una carezza per donare affetto.
Mi rendo conto che per quanto si assiste quotidianamente, è inevitabile chiedersi se ci sia ancora spazio nelle nostre vite per la TENEREZZA, dato che abitiamo un mondo che sta sempre più precipitando nel caos della competizione, l’avversione e la superiorità, dove tutto sembra si riduca puerilmente all’IO e al SOLTANTO IO!
Ma tocca tentarci!
Sapete come definiva Sostoevskyj la tenerezza? “La forza di un amore umile”. Ed è per questo che mi alleo al pensiero suo e di quanti credono che possiamo ancora salvarci dal degrado del rispetto e dell’amore fraterno, provando a educare i giovani, come anche i genitori alla tenerezza, ed evitare che le relazioni umane perdano sempre più di valore, perché a provare tenerezza non è vero che si è più deboli, ma molto più felici dentro e meno solitari fuori.
Chiudo lanciando il mio accorato appello di buona speranza verso terre a noi non troppe lontane, dove l’odio semina morte e distruzione da troppo tempo, perché non c’è spazio per la misericordia e la tenerezza, che proprio nella loro lingua d’origine (l’ebraico) si chiama rachamin, e rimanda a un affetto materno, protettivo e in grado di farci uscire dal guscio della nostra individualità e scoprire l’importanza di essere portatori di tenerezza: una terapia indolore contro l’asperità, l’indifferenza e il disprezzo!
Non abbiate paura della bontà e della tenerezza… MAI! (Papa Francesco)