
Spesso mi faccio aiutare dalle canzoni per affrontare temi che ci riguardano da vicino, ed oggi mi risuona in testa sempre lo stesso motivo, vecchio di qualche anno fa (Sanremo 2011) ma straordinariamente attuale e ottimo da prendere come spunto durante quegli esami introspettivi, di cui ogni essere umano necessita, quando ci si sente oppressi dalla tristezza, la noia, la delusione da qualcosa/qualcuno o arrabbiati con se stessi per qualche errore di troppo, che ci rende fragili e prede di pensieri negativi, catapultandoci in dimensioni che sanno di grigiore e tedio esasperato.

Un recente servizio giornalistico mi ha lasciato molto riflettere, perché nella sua leggerezza si porta dentro un vero e proprio DRAMMA ESISTENZIALE… e sì, credetemi, perché è un dato di fatto incontrovertibile quello che: se si sposano 2 figli unici, in quella famiglia non ci saranno zii e cugini da condividere.
Direte voi, dov’è il dramma?
Direte voi, dov’è il dramma?

In molti mi chiedono perché non scrivo pensieriBLOG da un po’ di tempo, ed io ho difficoltà anche a rispondere, perché dovrei rigirare la domanda, e chiedere a mia volta, del perché dovrei farlo se l’argomento principale che ci sta attanagliando pensieri ed animo è solo e sempre la GUERRA!

Sapete quante Galassie, più o meno come la nostra, esistono nell’Universo sterminato?
Si stimano oltre 100 miliardi (forse anche 200), e tanto dovrebbe bastare a farci essere meno presuntuosi nel crederci gli unici abitanti che popolano il Cosmo che si estende sopra le nostre teste. Piuttosto, oserei sostenere l’ipotesi che sono i tempi a non combaciare per farci incontrare con altre entità, più o meno simili a noi, create, evolute e poi estinte, chissà quando e perché.
Si stimano oltre 100 miliardi (forse anche 200), e tanto dovrebbe bastare a farci essere meno presuntuosi nel crederci gli unici abitanti che popolano il Cosmo che si estende sopra le nostre teste. Piuttosto, oserei sostenere l’ipotesi che sono i tempi a non combaciare per farci incontrare con altre entità, più o meno simili a noi, create, evolute e poi estinte, chissà quando e perché.

Ritorna prepotente il tema che da sempre divide l’obiettività civica da quella morale cristiana, dove la prima, partendo dal concetto che siamo in un paese democratico, ritiene che “ognuno deve essere libero di scegliere come vivere o morire”, mentre l’altra si frappone con forza ritenendo che “la vita è un dono che nessuno può decidere di interrompere o sopprimere volontariamente”.

Mi capita spesso di essere il destinatario di questa domanda: cos’è il dolore e cosa, invece, la felicità per te?
Indubbiamente c’è da spendere un fiume di parole e una moltitudine di concetti intorno a questi due stati sentimentali, così diversi ed estremi tra loro, in quanto l’uno è anteposto all’altro, e anche se cambiamo i vocaboli le identificazioni restano difficili comunque. (Provate a differenziare l’allegria dall’infelicità… la tristezza dalla serenità… o la sofferenza dalla contentezza e via discorrendo).
Indubbiamente c’è da spendere un fiume di parole e una moltitudine di concetti intorno a questi due stati sentimentali, così diversi ed estremi tra loro, in quanto l’uno è anteposto all’altro, e anche se cambiamo i vocaboli le identificazioni restano difficili comunque. (Provate a differenziare l’allegria dall’infelicità… la tristezza dalla serenità… o la sofferenza dalla contentezza e via discorrendo).

Ho visto con grande piacere l’ultimo film di Paola Cortellesi, uno spaccato preciso e intenso sull’Italia post-guerra, ad un passo dalla Repubblica, che mi ha tanto emozionato perché non lo ritengo un film “SULLE donne di quel tempo”… ma “un film DELLE DONNE di ogni tempo”, che può aiutare a riflettere e comprendere quando sia preziosa la libertà di essere se stessi e pretendere rispetto come DONNA!
A fine pellicola, mentre uscivo dal cinema, ascoltavo commenti del tipo: “ma come si fa ad accettare quelle violenze” o “tutta quella brutalità è si resta a soccombere in silenzio, senza mai reagire?”
A fine pellicola, mentre uscivo dal cinema, ascoltavo commenti del tipo: “ma come si fa ad accettare quelle violenze” o “tutta quella brutalità è si resta a soccombere in silenzio, senza mai reagire?”